Tutto comincia nel lontano 1974. Per la prima volta l’Ascoli è pronto a disputare un campionato in massima serie. Il compianto “Presidentissimo” COSTANTINO ROZZI, aveva fatto erigere in soli 100 giorni uno stadio da 40.000 posti. Inutile dire che per la prima allo Stadio di via Zeppelle (solo successivamente ribattezzato Cino e Lillo Del Duca) le gradinate fossero completamente gremite (Ascoli - Torino 1-1). All’epoca non c’era il ponte che oggi collega la Curva Sud al resto della città, quindi si poteva accedere al Del Duca soltanto dalla suddetta via delle Zeppelle, fin sotto la Curva Nord. Ed è lì che per i primi mesi del campionato si piazzano gli ultras bianconeri. Ed è sempre lì che fa la sua comparsa il primo storico striscione del SETTEMBRE BIANCONERO: due righe orizzontali sfalsate bianconere, con il nome del gruppo e al centro una grossa A bianca. In realtà, già dagli anni precedenti alla promozione in Serie A in curva esistevano gruppi ultras (Falange Bianconera in primis...), ma quella fatta dai fondatori di SBN, fu una scelta ben precisa: creare un gruppo portante che rappresentasse tutta la curva bianconera. Un tributo doveroso va a tutti coloro i quali diedero vita al Settembre. Citiamo alcuni di essi, quelli, per lo meno, di cui ancora abbiamo memoria (e ci perdonino gli eventuali “esclusi” ): Riccardo Onori, Nazzareno Filippini, Alfredo Mancini ( in arte “Macianna” ), Maurizio Taddei, Franco Fiori, Enrico Bortolini, Armando Cacciatori, Pietro Gentili, Roberto Rosicci, Ettore Galli e tanti altri di cui ora ci sfugge il ricordo. La scelta del nome tra l’altro, fu particolarmente sofferta. Si voleva creare un gruppo originale, che non riportasse le solite diciture (ultras, boys, brigate,...) che cominciavano a comparire nelle curve più importanti (Samp, Inter, Milan,...), e si voleva dare una chiara impronta alla tradizione della città (spiccatamente di destra). Venne scelto il nome di un gruppo terroristico palestinese (il SETTEMBRE NERO) che in quegli anni occupava spesso le pagine di cronaca nera per via di vari attentati compiuti contro i Israeliani. Tale nome, opportunamente “adattato” alla causa bianconera, accompagnerà per sempre il nostro gruppo, fino ai nostri giorni.
I PRIMI ANNI.
Sono quelli più felici... Sull’onda dell’entusiasmo, il tifo è incontenibile, coloratissimo (negli anni ’70 tutto era basato sull’improvvisazione...) e soprattutto calorosissimo. Tanto per fare un esempio, ogni trasferta dell’Ascoli veniva accompagnata da un vero e proprio esodo di tifosi bianconeri: in 3/4000 a Napoli, Milano, Torino, Genova, ma anche a Terni, Verona, Bologna, ecc... Ovunque giochino i bianconeri, si assiste ad una invasione ascolana. Il SETTEMBRE BIANCONERO (e quindi i suoi numerosi componenti) è pressoché presente ovunque, anche se, per la verità, lo striscione del gruppo non sempre viene portato al seguito della squadra. Questo accadde in varie occasioni, principalmente per un motivo: la nostra curva era stata prepotentemente proiettata nel giro di due anni (dal ‘72 al ‘74) dai campetti polverosi della Serie C, a quelli prestigiosi della Serie A... Il fenomeno ultras nasceva proprio in quegli anni (i primissimi gruppi furono la Fossa dei Leoni e gli Ultras Tito nel ‘68, i Boys S.A.N. nel ‘69, le Brigate Gialloblu nel ‘72,...) in cui l’Ascoli militava in C2 e in C1. E la serie C di quegli anni era paragonabile sì e no all’odierno CND... Ovvio quindi che sotto il profilo dell’esperienza ultras e della mentalità, in curva ci fosse ancora parecchio da lavorare per recuperare il “gap” con i gruppi ultras più prestigiosi.
Nel frattempo il gruppo assume una fisionomia ben precisa. Viene confezionato il primo rudimentale materiale: magliette bianche con la scritta Settembre Bianconero realizzata grazie ad una sagoma di cartone con incise le lettere del nome ed una spruzzata di spray nero... Nulla a che vedere con le magliette stampate di oggi!
Nel ‘78 intanto, viene realizzato un nuovo striscione casalingo : più grosso (30 metri circa), nero con lettere bianche e nel centro il primo stemma del gruppo: un teschio (tipicamente anni ‘70) posto di profilo e sotto di esso due ossa incrociate... Come detto, il primo decennio è forse quello più bello, più magico, perché il sogno di una piccola città come Ascoli (60.000 abitanti) di competere con (e spesso sconfiggere...) gli squadroni della Serie A, si realizza. Per molti anni le trasferte dei bianconeri vengono accompagnate da migliaia di tifosi e tutto ciò accadeva per 2 ragioni ben precise: innanzitutto per l’immane passionalità e calore dell’Ascolano e dei Piceni in genere (e il mitico PRESIDENTE ne era un esempio...) e poi per quello che il calcio rappresentava allora: un vero e proprio fenomeno di aggregazione, un momento in cui i problemi di tutti i giorni venivano messi da parte. E soprattutto, non c’era la PAY-TV!
I PRIMI SCONTRI.
Il bello del gruppo in quegli anni è che il nome e la fama degli Ascolani cominciano subito a farsi conoscere... A farne le spese sono i primi gruppi ultras che giungono ad Ascoli convinti di trovare il solito paesetto di provincia… E invece troveranno sempre un’atmosfera che definire infuocata sarebbe poco! Molti gruppi che metteranno piede nella “città dalle cento torri” con fare baldanzoso (anche se a volte non occorrerà neanche questo...) tornerà a casa con i segni della trasferta di Ascoli. Il primo anno che si presentarono i Fiorentini (‘74), si verificarono subito i primi scontri. I viola erano diverse migliaia e nonostante la buona accoglienza, crearono un putiferio facendo forza sul gran numero(diversi gli ascolani feriti) e cogliendo di sorpresa una curva intera che soltanto adesso capiva la differenza tra le tifoserie di Serie A e quelle di categorie inferiori. Da quel giorno il Settembre Bianconero giurò vendetta agli ultras toscani e già nella stagione successiva Ascoli divenne terra ostile per i Fiorentini. Stavolta trovarono un’accoglienza completamente diversa dalla precedente... Sin dal loro arrivo si verificarono le prime cariche ma stavolta eravamo preparati. Risse furibonde, calci, schiaffi e pugni a volontà, finché la situazione si risolse con la fuga degli ultras viola... Chi dimenticherà mai le scene dei tamburi tolti dalle mani dei Fiorentini e sfondati sulle loro stesse teste... Storie vecchie, ma incancellabili per chi le ha vissute. Il rapporto con loro sarà sempre contraddistinto da vere e proprie rivolte ascolane come narrato anche dal loro libro,tant’è che da quell’anno in poi le presenze viola ad Ascoli diminuiranno sempre di più.
Stessa cosa accadde con i Romanisti: anch’essi, giunti in tantissimi ma, cosa che si ripeterà quasi ogni volta,spavaldi e sbruffoni si aggiravano per le vie di Ascoli a gruppi con fare "da padroni", dovettero immediatamente "ridimensionarsi" per non adirare i nutriti gruppi di ultras bianconeri che pattugliavano la città sin dal mattino. Scene che si ripeteranno costantemente ad Ascoli quasi fino agli anni ’90! Chi era presente ricorderà certamente quello che accadeva quasi ogni domenica al Del Duca. Erano altri tempi, non esistevano i settori ospiti, le scorte... In trasferta si andava consapevoli di quello che si trovava: una curva (i famosi “popolari”) in cui vi erano anche molti tifosi locali, il più delle volte non proprio con atteggiamenti amichevoli nei nostri confronti. Fu per questo che fummo subito rispettati. Nonostante in casa riservassimo una pessima accoglienza a molti, in trasferta eravamo sempre presenti e pronti a farci rispettare, senza temere nessuno.
Anche l’organizzazione in curva andava migliorando e fanno la loro comparsa i primi bandieroni copricurva, tipici di quegli anni e tra i quali uno (vedi foto a lato) risulterà per vari anni il più grande mai realizzato da una curva. Soltanto i Doriani qualche tempo dopo ne faranno uno più grande. Il tifo è, come detto, caloroso e compatto, aiutato anche dagli splendidi risultati del Picchio.
IL PRIMO “RICAMBIO GENERAZIONALE”.
Come ogni gruppo ultras, anche il Settembre ha attraversato periodi di offuscamento. Per la precisione ciò accadde tra la fine degli anni ‘70 e i primissimi anni ‘80. Sul campo l’Ascoli scriveva le pagine più belle della sua storia sportiva ( campionati di vertice nella massima serie, il 5° posto in A e la UEFA sfiorata di un soffio,...), ma in curva la situazione era diversa. Dissidi interni, pesanti accuse tra alcuni componenti (nuovi e vecchi) del direttivo, stavano spaccando il gruppo. Il tifo per la verità non ne risentì molto, anche perché non esisteva solo SBN in curva, ma quello che stava accadendo, minacciava di far scomparire il gruppo. Lo striscione infatti non veniva più appeso né in curva né in trasferta e il tracollo, a cause di liti interne, era ormai imminente. La situazione perdurò con alterne vicende per un paio d’anni circa, finché un gruppo “molto deciso” di ragazzetti poco più che ventenni (oggi ultratrentenni…) non affrontò la situazione di “petto” (e non solo...) risolvendo alla radice il problema e rifondando un nuovo direttivo. Lo striscione fu rifatto, visto che quello vecchio cadeva ormai a pezzi, utilizzando il carattere poi ripreso anche per quello odierno.
GLI ANNI ‘80.
Sotto il profilo ultras, gli anni ‘80 verranno certamente ricordati come quelli più ricchi di “episodi”; da quelli positivi a quelli negativi. Ormai si è ben delineata la mappa delle rivalità (innumerevoli) e quella delle amicizie (poche, a dir la verità), ma il gruppo stesso ha ormai assunto una sua precisa fisionomia, anche se i problemi non mancavano mai. Come detto, la lista delle rivalità era sempre fittissima e in quegli anni saranno numerosissimi gli scontri con le altre tifoserie. C’è da precisare anche che all’epoca, l’unico modo per raggiungere lo stadio (per chi proveniva dall’Appennino) era quello di attraversare il centro della città, lungo la Salaria. Si può facilmente intuire cosa poteva accadere quando si presentavano i vari Romanisti, Genoani, Fiorentini, Ternani, Laziali, ecc... Scontri furibondi che coinvolgevano l’intero centro città e che finivano quasi sempre col veder soccombere gli ultras avversari. Tutto questo finché non venne aperta la Circonvallazione Nord, grazie alla quale chi proveniva dall’interno poteva raggiungere lo stadio evitando la città. Comunque la nuova arteria stradale non modificò di molto la situazione... Gli scontri ora si concentrarono del tutto nei pressi del Del Duca.
Gl'incidenti maggiori furono con i gruppi di sempre: Romanisti, Doriani, Viola, Genoani, Juventini, Interisti, Milanisti, Bolognesi... Coi Fiorentini ad esempio, era divenuto un appuntamento fisso, sia da noi che da loro... Ad Ascoli ad esempio, sotto la curva ospiti (la Nord), accadde di tutto. Tra risse, sassaiole e scontri vari, molti ultras viola furono costretti al ricovero all’Ospedale Mazzoni di Ascoli (ma anche diversi dei nostri se la passarono male...). A Firenze invece ci presentammo in buon numero, ma a gruppi e al nostro arrivo i Fiorentini cercarono subito il contatto, ma quando videro il modo in cui noi tutti scendemmo dai pullman per difendere noi e lo striscione, si limitarono a guardarci per poi lasciar perdere ed allontanarsi. Non ci fu lo scontro (e se ci fosse stato non sappiamo come sarebbe finito, visto che loro erano quasi il doppio di noi), ma il fatto che desisterono dalle loro intenzioni la dice lunga...
Intorno agli anni ‘83/’84 furono i Torinisti a perdere lo striscione degli ULTRAS GRANATA (gruppo di sinistra), striscione che fu distrutto sotto i loro occhi. Anche ai Milanisti fu sottratto uno striscione delle BRIGATE ROSSONERE Sez. Mantova. Ma l’azione più clamorosa fu quella contro i Genoani arrivati ad Ascoli in 300 circa: assedio sotto la Nord, sfondamento dei cancelli d’ingresso, carica dentro il loro settore e botte da orbi a volontà. Vennero loro sottratti tutti gli striscioni (FOSSA GRIFONI compreso) e bruciati davanti a loro... lì in curva Nord. A quei tempi eravamo abituati così, per noi rappresentava il massimo dell’umiliazione che potevamo infliggere ad una tifoseria. Oggi invece si sarebbe portato lo striscione in curva e lo si sarebbe mostrato come un trofeo...
Nel tragico incontro contro l'Inter nell'88 (di cui parleremo più avanti) furono gli interisti a perdere "Inter club Cologno Monzese" in PVC; striscione che fu girato e riutilizzato dagli stessi ragazzi che lo avevano sottratto per "Gruppo Rasta", scioltosi (o fatto sciogliere) dopo qualche anno perchè forse troppo "in contrasto" con lo stampo politico decisamente estremista di quei tempi.
Chi ricordiamo con onore invece, sono i Doriani. Nonostante la nostra carica sotto il settore a loro riservato, anziché fuggire via si misero intelligentemente con le spalle al muro e ci affrontarono a viso aperto... Quante ne presero, ma anche quante ne diedero! Davvero un gruppo tosto!
Agli inizi degli anni ‘80 fino all’84 circa, c’era anche una sorta di gemellaggio con le BRIGATE GIALLOBLU VERONA. Amicizia che terminò quando un gruppetto di Veronesi che non accettava il gemellaggio cominciò a chiamarci “terroni” (... ), provocando la nostra reazione. Da quel momento in poi i rapporti cambiarono bruscamente finché non degenereranno definitivamente negli anni successivi. Ricordiamo in particolar modo un Verona - Ascoli dell’85, quando giungemmo nella città scaligera in 300. Arrivati allo stadio, un centinaio dei nostri visibilmente alticci, si staccò dal corteo e si diresse incoscientemente sotto la curva gialloblu... Inevitabili gli scontri che la polizia frenò dopo diverse cariche. Il nostro coraggio, nonostante la rivalità, venne obbiettivamente riconosciuto da vari esponenti delle Brigate dell’epoca. Altro "appuntamento fisso" di quegli anni furono gli incontri ravvicinati coi Bolognesi (sia da noi che da loro), tanto che la nostra retrocessione in B dopo tanti scontri in A, fu vista come un vero sollievo per loro...
Capitolo a parte lo meritano i sambenedettesi, con cui i rapporti sono stati sempre burrascosi e che hanno fatto delle chiacchiere il loro pane quotidiano...
LE PAGINE NERE DEGLI ANNI ‘80.
Di episodi gravi che hanno contraddistinto il gruppo, nel bene o nel male, ce ne sono vari in questi anni:
1986: all’uscita di una discoteca di Centobuchi, vicino a S.Benedetto, un ultras della SAMB, Giuseppe Tomasetti, di 21 anni, dopo una violenta lite a sfondo calcistico con un ultras bianconero, cade a terra senza vita dopo essere stato raggiunto all’addome da una coltellata...
L’anno dopo (siamo nell’87), successivamente ad una sfida tra Ascoli e Fiorentina, caratterizzato dai soliti scontri, un ultras viola viene accoltellato sotto la Nord (il settore ospiti); ferito gravemente si salverà per miracolo solo dopo qualche giorno.
Settembre 1988. Ascoli - Inter 1-3: al termine del match un gruppo di skins dell'Inter, per riprendere il proprio pullman, viene fatto passare, contro ogni ragionevole logica, sotto la Curva Sud proprio nel momento in cui uscivamo noi... Nessuno lo avrebbe mai pensato: parapiglia generale, polizia inerme; nella confusione della rissa(Foto a lato), cade a terra RENO FILIPPINI. Trasportato d’urgenza in ospedale, dopo essere entrato in coma, si spegnerà da lì a poche settimane...
Un colpo tremendo non solo per il gruppo, ma anche per l’intera curva perché RENO era conosciuto da tutti, era stato uno fondatori storici del Settembre. Un episodio talmente grave che scuoterà persino i vertici della Lega Calcio: stop ai settori misti, via libera ai settori separati, trasformati in vere e proprie “gabbie” per contenere gli ultras. I controlli allo stadio si fanno sempre più asfissianti e le scorte divengono onnipresenti. Percorsi diversi per le tifoserie in trasferta e numero di celere ingrossato all’inverosimile. In moltissime partite, a cavallo tra l’88 e il ’91, ci verrà vietato di esporre lo striscione del Settembre e solo raramente riusciremo ad appendere quello con la sola sigla SBN. Tutto ciò a causa sia dei fatti riguardanti Reno, sia per un riaccendersi della “persecuzione” verso quei gruppi, come il nostro, spiccatamente di destra. Altri episodi gravi seguiranno quello di RENO (vedi caso-Spagnolo nel ’95, a Genova), e il modo di fare tifo subirà una radicale trasformazione, ma l’esperienza acquisita in quegli anni irripetibili, resterà per sempre... E soltanto quei gruppi che, come noi, li hanno attraversati potranno possedere un bagaglio d’esperienza ultras degno di questo nome. Questo spiega il motivo per cui abbiamo così poca stima di “tifoserie” come quella anconetana, che è venuta fuori dopo questo periodo e che non sa cosa significhi scontrarsi per ore con una tifoseria avversaria, andare in trasferta senza scorta e in mezzo ai tifosi di casa... Loro sono cresciuti “protetti” e per questo continuano a tenere atteggiamenti strafottenti, nonostante le poche ma “intense” occasioni (vedi derby ad Ancona e ad Ascoli, Autogrill di Caserta nel ‘98/’99 o superstrada di Perugia quest’anno nella finale Play-Off...) in cui li abbiamo “bussati”.
Risale proprio al ‘90/’91 il riaccendersi di una rivalità risalente a 20 anni prima: quella con gli Anconetani. Per la verità non li abbiamo mai considerati più di troppo, visto che per noi il vero ed unico derby è e rimarrà sempre quello con la Samb e visto anche lo scarso “spessore” degli “ultras” dorici, ma il loro modo di fare sbruffone e da fighetti, ci stava oltremodo innervosendo. Oltretutto loro avevano un alleato in più dalla loro parte: la STAMPA REGIONALE. Da quando erano tornati in B (2 anni prima) sembrava che i (fino ad allora...) 13 anni di A dell’Ascoli (poi diverranno 14) fossero scomparsi e che d’un tratto esistesse solo l’Ancona... Una squadra snobbata non solo da tutta la regione, ma da Ancona stessa, tanto da rendere nota nelle Marche l’ormai proverbiale “freddezza degli Anconetani” (l’ultimo esempio in ordine cronologico, la partita della Nazionale ad Ancona, durante la quale Bruno Pizzul, più volte in cronaca diretta, ripeteva la frase “si gioca in un silenzio impressionante”...)
Senza storia i derby sugli spalti, contraddistinti sempre dalle nostre invasioni (per ben 4 volte in 6 incontri sempre oltre le 2000/2500 unità) e dalle loro inesistenti presenze da noi (in media sempre in 300 e qualche volta pure di meno... eccetto il campionato ‘99/’00 dove hanno raggiunto la strabiliante cifra delle 800 unità). A livello coreografico hanno sempre ostentato un fanatismo che li ha sempre coperti di ridicolo, sostenendo che coreografie come le loro, in C e in B, non le fa nessuno... Per forza! Sono talmente brutte e malriuscite che nessuno sarebbe in grado di fare peggio…
Nel ‘91/’92 l’Ascoli disputa l’ultimo campionato in Serie A. Una squadra già retrocessa prima di cominciare, ogni aspettativa delusa sin dall’inizio... Il Settembre Bianconero sarà comunque presente ovunque e su tutti i campi che vedranno impegnato l’Ascoli, dal più vicino al più lontano. Dai 40 di Parma, ai 150 di Bologna, ai 50 di Firenze, dove, tra l’altro, la curva di casa era in contestazione con la Polizia (in conseguenza degli scontri fra Fiorentini e Juventini erano stati arrestati e condannati diversi ultras viola) e si mise ad applaudirci, avendo notato che stavano cantando a squarciagola nonostante l’Ascoli fosse già condannato alla B. Era il 1991 e incredibilmente alla fine raccogliemmo una delle pochissime vittorie di quel vergognoso campionato (per la cronaca terminò 2-1 per noi).
LA “CADUTA DEGLI DEI”...
L’Ascoli dice addio alla Serie A e per tre anni disputerà la B. Nei primi due di questi anni, Bierhoff e compagni sfioreranno la promozione in A (memorabili i tafferugli con gli HAG Padova). Nel terzo ed ultimo anno di B invece l’incredibile retrocessione in Serie C, preceduta dalla scomparsa (Dicembre ‘94) del nostro amato Presidente: COSTANTINO ROZZI.
Sarà questa, unita alla scomparsa di RENO, la pagina più triste di tutta la storia del gruppo... Il Presidente era uno di noi, un Ascolano purosangue, deciso e caparbio, ma al tempo stesso imprevedibile e simpatico. Lo spirito che lo contraddistingueva era la nostra forza. Per noi è stato come perdere un padre e per tutto quello che ha fatto, non verrò mai dimenticato! Crediamo sia doveroso dedicare una sezione di questo sito interamente al Presidente ed è per questo che per meglio conoscere la figura del mitico “Custandì” rinviamo alla sezione “COSTANTINO ROZZI”.
E il tifo? Non poté non risentirne in maniera negativa. L’Ascoli penultimo in B (da 20 anni eravamo abituati alla A...) con uno squadrone (Bierhoff, Galia, Zanoncelli, Binotto, Zaini ). Trasferte più lontane in pochi ma il SETTEMBRE BIANCONERO è rigorosamente presente, gare interne contraddistinte da feroci contestazioni ed incursioni violente negli spogliatoi della squadra. Nulla sembrava scuotere un gruppo di mercenari che già da mesi aveva smesso di lottare. Nel finale di campionato però la squadra sembra finalmente reagire, in trasferta coglie importanti vittorie (Pescara, Acireale) e preziosi pareggi, ma tutto viene vanificato dalle inconsistenti prestazioni casalinghe che terminano sempre con pareggi o sconfitte... E’ finita, l’Ascoli scende in C dopo 23 anni (14 di A e 9 di B) tra le grandi del calcio e sprofonda nell’inferno della serie C...
GLI ANNI DELLA C.
Il primo anno di serie C, segna un inizio confortante, sia della squadra che della curva, scacciando le paure di quelli che avevano temuto che con la retrocessione la Sud non sarebbe stata più la stessa. La squadra va benino, raggiunge i Play-Off e il campionato ha segnato una rinascita del tifo. Trasferte di massa, (anche se alcune erano davvero brevi) e buon tifo sia dentro che fuori. Paradossalmente la retrocessione aveva ridato una spinta verso l’alto al gruppo, che sui campi della C ritrova quell’umiltà e quella caparbietà che i tanti anni di grande calcio ci avevano fatto mettere un po’ da parte.
La finale però finisce male (sconfitta ai rigori a Foggia col Castel di Sangro, davanti a circa 7.000 Ascolani) e il contraccolpo psicologico è notevole per quel ritorno in B che sembrava scontato e che invece era miseramente sfumato. La voglia di reagire comunque c’è e i successivi tre anni scorrono via anonimamente; l’Ascoli non lotta mai per il vertice, anzi, in più circostanze rischia addirittura la retrocessione in C2... Il tifo comunque non viene mai a mancare e tra alti e bassi questi 3 anni vengono assorbiti. Svariati sono gli episodi di tensione: su tutti l’invasione di campo(Foto a lato) dopo aver sfondato i cancelli del Del Duca in occasione di Ascoli - Battipagliese del campionato ’96-’97 (due giocatori campani rimangono feriti) e le continue intemperanze interne nelle gare successive. In tutto accumuleremo 4 turni di squalifica dello Stadio, svariate diffide e il trasferimento forzato a Rieti (2 volte), Chieti e Macerata. E poi i soliti scontri con le altre tifoserie. Alcune sono le stesse degli anni migliori (Leccesi, Ternani, Cosentini… ), altre sono nuove conoscenze (Nocerini, Giuliesi,...). Lo spirito battagliero è sempre lo stesso ma è il mondo ultras che è cambiato: ora basta un passo errato che la diffida arriva fresca fresca a casa tua. E per una città come Ascoli che non ha vaste risorse “umane”, rappresenta una gran batosta. Gli ultimi due campionati (‘98/’99 e ‘99/’00) sono importanti soprattutto per il Settembre Bianconero. Al direttivo si avvicinano nuovi giovani con nuove idee. E’ il tanto atteso “ricambio generazionale” che per un motivo e per l’altro negli ultimi anni non c’era stato.
La curva riacquista una sua fisionomia, e l’immagine che dà di sé é nuovamente grande. L’esperienza dei “vecchi” unita all’entusiasmo dei giovani rappresenta un mix formidabile e vincente. Tornano dopo svariati anni di latitanza, delle colossali coreografie, il tifo canoro è corposo e costante durante tutto l’arco dei 90 minuti di gioco e in molti frangenti risulta essere travolgente. In molte occasioni si contano oltre 10.000 presenza allo stadio, con picchi di addirittura 12.000 e 13.000 persone rispettivamente con Ancona (campionato ) e Viterbese (Play-Off). Per non parlare delle trasferte; da Palermo ad Arezzo, da Crotone a Lecce, da Casarano ad Acireale, passando per Andria, Foggia, Nocera, Avellino,Roma, Benevento, Battipaglia, Cosenza, Napoli… Negli ultimi tre anni, di trasferte ne saranno state saltate due o tre appena... e sempre per motivi logistici (scarsissima disponibilità di mezzi…o meglio delle agenzie).
CONCLUSIONI.
A grandi linee, sono questi i fatti e gli avvenimenti più caratterizzanti che hanno contraddistinto il nostro gruppo. Si noterà come siano stati parecchi gli incidenti e gli scontri citati; non è stato fatto per mettere in “vetrina” certi episodi, quanto piuttosto per cercar di far comprendere quale sia sempre stata la natura dell’Ascolano e del Settembre. Solo chi ha vissuto questi splendidi anni potrà capire cosa ha rappresentato e sempre rappresenterà il SETTEMBRE BIANCONERO per Ascoli e la Curva Sud,
PER NOI L'ASCOLI E' UNA FEDE, NON SI DISCUTE...SI AMA!
Settembre Bianconero 1974...
...militanza ultras!
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